Il perchè di questo progetto...

 

Le notizie qui riportate sono state raccolte con l’intento di conservare il ricordo della passione e della fede di Saverio ‘o zappar e dei figli, in particolare del medico poeta dott. Felice Coti, per San Paolino e per la festa dei Gigli.

Passione e fede che ha portato la famiglia Coti ad essere parte attiva della festa fino alla metà degli anni ’50. 

L’intento è di far conoscere le loro radici ai nostri figli che, probabilmente, poco o nulla sanno della nostra storia e del suo legame con la festa dei Gigli. 

Ho deciso di riscrivere in parte questa storia, sulla scorta di nuovi documenti e nuove testimonianze rinvenute negli archivi storici della contea nolana, associazione culturale e centro di documentazione visiva della festa dei Gigli. 

Testimonianza rilasciate anni addietro da persone, giovanissime negli anni '20, che raccotano con estrema precisione avvenimenti e fatti che hanno riguardato il coinvolgimeto della nostra famiglia nella festa dei gigli. 

Questo ha dato la possibilità di fornire un ordine temporale a quegli avvenimenti rendondo più comprensibile e certa la narrazione di quei fatti esposti nella prima pubblicazione sul web, che in tutta sincerità avevano suscitato in me qualche perplessita, non per i contenuti ma solo per la loro cadenza temporale. 

 

Saverio Coti 

 

Notizie e foto tratte dagli Annali della Festa dei Gigli (1500-1950) dell’autore Leonardo Avella edito da I.G.E.I Napoli 1989; dalla rivista a numero unico di L. Vecchione e Felice Coti ed. Vecchione 1950 Napoli (conservata nella Biblioteca Comunale di Nola e nella Biblioteca Nazionale di Napoli), nonché dal testo di Antonio Minieri “Nola: storia, personaggi e miti nella grande festa dei Gigli dal 1888” ed. La Contea Nolana 2003 - Archivio Storico Contea Nolana. 

Senza trascurare, ovviamente, qualche particolare noto solo ai componenti della nostra famiglia. 

La nostra discendenza...

NOTIZIE SULLA VITA DI FELICE COTI (O' MERICAN)

Tutte le notizie sono state ricavate da documenti esaminati sui siti americani quali lista emigranti anno 1903, censimento americano anno 1940, richiesta di cittadinanza americana avanzata il 5 ottobre 1942, attestazione della previdenza sociale americana. 

Felice Coti, figlio di Cosimo o Cosmo Coti e Marianna Saravo, nacque a Nola il 23 ottobre 1878, dove visse fino all'eta di 25 anni. Sposò fra il 1902 e il 1903 una ragazza di nome Raffaella Fescina nata a Saviano (Na) nel 1883. Nell'anno 1903, il 28 novembre, all'eta di 25 anni a bordo della nave NAPOLITAN PRINCE salpata dal porto di Napoli, emigrò in America per raggiugere la moglie Raffaella emigrata l'anno prima. 

L'atto di richiamo, allora in dispensabile per raggiungere gli Stati Uniti, fu redatto dal cognato Salvatore Fescina. Dalla sua unione con la moglie non nacquero figli (è dunque esclusa la presenza di nostri parenti in America). Era alto circa 1.55 m. di corporatura robusta, presentava come segno particolare una cicatrice sul dito pollice della mano destra, ed esercitava il mestriere di stagnino. Soggiornò per qualche tempo, insieme alla moglie, presso il cognato al numero 256 Jerry Street Brountan Whorthaven L.J. 

Dal settembre del 1918, come da risulta dai registri militari, era residente al numero 308 UNION AVENUE BROOKLIN N.Y. 

Nell'anno 1932, resta vedovo a seguito del decesso della moglie Raffaella di solito 49 anni, avvenuto a Brooklin. Nell'anno 1940 Felice Coti risulta ancora vivente, come da censimento effettuato dalle autorità americane di New York. 

Il 5 ottobre 1942, presenta richiesta onde ottenere la cittadinanza americana, dove dichiara di essere nato a Nola il 23 ottobre 1878, di essere vedovo della moglie Raffaella nata il 1883 a Saviano e morta nel 1932, emigrata in America nel 1902 e di non aver avuto figli, nonché di non aver mai lasciato gli Stati Uniti dal giorno del suo ingresso. Di essere residente al numero 18 Skillman Avenue Brooklin, Contea di King. Da allora non ci sono più notizie e non è più ritornato. E' forse questa la ragione per cui nostro nonno Saverio O' Zapparo chiamò il suo ultimo figlio Felice, in ricordo del fratello lontano.  

In alto i documenti originali americani ed italiani da cui sono state attinte le informazioni riportate (cliccare sui singoli file per ingrandire)

...e la nostra storia!

Il nostro primo coinvolgimento diretto nella festa dei Gigli avviene nell'anno 1920 e, quindi, ben prima del 1926 come indicato nella prima pubblicazione sul web. 

Di tale datazione vi è certezza essendoci traccia in un articolo di cronaca cittadina del 1919 sul "Giorno" n. 173 - giugno 1919, dove si legge "stamane (lunedì) nel corpo delle guardie municipali si è proceduto all'assegnazione dei Gigli per il venturo anno (1920) e, sono nuovi maestri di festa: Padulano - omissis; Fabbro - Saverio Coti ('o Zapparo ndr) e Gaetano Savaro; Sarto - Andrea Vecchione e Angelo Spanò. 

Attesa per il Giglio del Bettoliere e del calzolaio poichè i concorrenti erano in molti l'assegnazione per questi ultimi due è stata rinviata". 

Quindi nell'anno 1920 e non nel 1926 Saverio ’o Zapparo insieme ai figli è per la prima volta Maestro di Festa del Giglio del Fabbro.

È la massima aspirazione per chi ama questa festa!

Tale “autorità” è la persona alla quale viene “affidato” il Giglio e ha il compito di organizzare tutte le attività finalizzate alla costruzione dell’obelisco, alla scelta della Fanfara, della Paranza e così via, sostenendone le spese. Per noi nolani, è chi ha fatt ’o Giglio.

Saverio ’o Zapparo, coi figli, facetter ’o giglio d’ò ferraro per la prima volta in quell’anno. 

Costruttori dell'obelisco fu Giuseppe Tudisco. La paranza, composta per la quasi totalità da scaricanti del porto di Napoli, era comodata da Andrè d'o punto franco. I versi della canzone “’O Giglio d’ò ferraro” furono scritti da Michele Riccardi, un artigiano sarto-musicante nato nel 1889 e morto nel 1963 e musicati da Francesco Sales come da partitura riportata. Tali versi sono stati rintracciti solo da qualche anno (2019) grazie alla ferrea memoria di Vincenzo Coti, nipote diretto di Saverio 'o Zapparo abitante tutt'ora in Nola, di mestiere fabbro. 

 Attraverso una simpatica intervista siamo riusciti a ricomporre detti versi che poi sono stati incisi su un cd con il contributo del musicista Nino Cavallaro e la voce del giovane cantante Sabatino Ammirati. 

Il nostro caro cugino Vincenzo ha colmato, quindi, il vuoto di notizie, a distanza di 90 anni, ed è per noi memoria storica vivente di tale tradizione nolana. 

Mostriamo, di seguito, il video in cui Vincenzo ripropone la canzone con estrema naturalezza e passione.

 

Del Giglio del Fabbro del 1920 è stata rintracciata, e tutt'ora conservata gelosamente, una riproduzione della bandiera della quale, in seguito, pubblicheremo la foto. Detta bandiera venne disegnata da Giuseppe Tudisco, il costruttore del Giglio, su un drappo di seta, come da prassi, e portata in processione il 22 giugno 1920, come da consuetudine, insieme alle altre badiere delle corporazioni degli altri mestieri al seguito del busto di San Paolino.

Essa raffigura san Paolino che sovrasta il Duomo di Nola e riporta l'iscrizione "Festevità di San Paolino" 1920  e, in basso a sinistra, maestro di Festa del Giglio del Fabbro Saverio Coti (ndr detto 'O Zapparo). 

Di mia iniziativa, ho provveduto a far riprodurre nuovamente e fedelmente dette bandiere su telo di plastica e, da qualche giorno, unitamente ad altro materiale riferito al nostro coinvolgimento nella festa dei Gigli, è stato esposto in un agolo appositamente riservato alla nosta famiglia presso il centro documetazione visiva della Contea Nolana sito nei locali di via Merliano nell'ex carcere mandamentale. 

In quel tempo un altro avvenimento si verificò nel corso della processione pomeridiana dei Gigli, domenica 27 giugno 1920 all'incirca alle ore 21. Ne è testimonianza, in una dichiarazione rilasciata da Mario Patanella, altro noto poeta nolano e rilasciata el 1985. Nell'anno 1920, ragazzo dodicenne, fungeva da censiere (incensava col turibolo la statua di S. Paolino posta sul primo pezzo del giglio) e si era posizionato per tale compito ad un'altezza di circa dieci metri. 

Il Patanella parla nella sua intervista di un episodio increscioso verificatosi nel corso della processione pomeridiana dei Gigli, in piazza Marco Clodio Marcello antistante il vico Piciocchi, tra la paranza del Giglio del Fabbro comandata da Andrea 'e punto franco  e composta da tutti gli scaricanti del porto di Napoli (uomini dotati di una forza notevole tanto che in quell'anno fu giudicata come la migliore paranza di tutti gli otto Gigli e la barca) - maestro di festa Saverio Coti detto 'o zapparo - e la paranza del Giglio del Sarto comandata da Raffaele Spampanato detto "Ciccorusso", maestri di festa Angelo Spanò e Andrea Vecchione. 

Per comprendere meglio come si svolsero i fatti si sappia che all'epoca in quella piazzetta spesso capitava che si trovassero a ballare contemporaneamente due Gigli e le due paranze davano dimostrazione della loro forza per poi posare i rispettivi Gigli all'ingresso del vico Piciocchi onde attraversarlo seguendo l'ordine prestabilito da secoli; nel caso nostro doveva transitare prima il Giglio del Fabbro di Saverio 'o Zapparo e, a seguire, il Giglio del Sarto di Angelo Spanò e Andrea Vecchione. 

Cosa accadde quella sera? Scopritelo ascoltando la testimonianza di Mario Patanella qui riprodotta. 

Dalla consultazione degli annali della festa dei Gigli, nonché da alcuni documenti e da una litografia, si evince che Saverio 'O Zapparo, insieme ai figli, è stato il maestro di festa del Gigio del Fabbro nell'anno 1926.

Costruttori furono Paolino e Felice Vecchione e la canzone 'O Giglio do Ferraro fu scritta da Michele Riccardi e musicata dal maestro Francesco Sales. 

Conserviamo e mostriamo, di quell'epoca, la litografia raffigurante il Giglio del Fabbro del 1926, la foto degli otto Gigli e la barca in piazza Duomo, nonché la foto del Giglio mentre sosta in via Tomaso Vitale nei pressi del noto ristorante dell'epoca "Il Campidoglio".  Lo stesso era gestito dalla famiglia Mercogliano e Giulia diventerà poi la moglie di Gaetano Coti, figlio di Saverio 'O Zapparo. 

Il rivestimento del Giglio del Fabbro ripercorre gli episodi salienti della vita di San Felice primo vescovo di Nola e martire. Ho provveduto, per lasciarne traccia nel tempo, a far riprodurre fedelmente, su scala ridotta, da artigiani costruttori dei Gigli, il Giglio del Fabbro di tale epoca, nonché alla riproduzione del drappo in seta, sempre relativo al 1926. Tutto il materiale è esposto nel museo della Contea Nolana nell'angolo riservato alla storia della nostra famiglia. 

 


Il ristorante il Campidoglio era gestito dalla famiglia Mercogliano e Giulia Mercogliano diventerà poi la moglie di Gaetano Coti, figlio di Saverio o' Zapparo. 

Riproduzione fedele su scala ridotta giglio del Fabbro 1926 maestro di festa Saverio Coti e figli. 

 

Foto del drappo originale in seta relativo al giglio del Fabbro 1926, maestro di festa Saverio Coti e figli detto 'O Zapparo. 


 

Nell’anno 1931, Saverio ’o Zapparo insieme al figlio Gaetano comanda la paranza barresse che trasportava “’O giglio d’ò parulano” (ortolano).

Nella terza strofa della canzone dedicata al giglio è testimoniata la nostra presenza come famiglia:

 

“Paranza forte,

porta ‘stu giglio

a soccia ‘e chesta,

nun se po’ furmà.

GAETANO COTI,

capo nuviello,

è cchiù ddoce d’’o mele a cumannà”

 

Nell'anno 1933, maestri di festa del Giglio del Fabbro fu un comitato di fabbri, presieduto da zio Gaetano Coti, figlio di Saverio o' Zapparo. Costruttore del Gigio fu Giusuppe Tudisco. 

La paranza era barrese, comandata da Antonio Iovino, detto "Ntuniuccio". 

La canzone O Ferraro fu scritta da Felice Iorio e musicata da Vincenzo Napolitano. 

Nella terza strofa viene citato Gaetano Coti con questi versi. 

"Gaitano Coti ò masto e festa

c'à suputo cumbina!

Dint'à a nniente, meglio e chesta

nun puteva 'organizzà"

Negli annali consultati, con riferimento all’anno 1932, viene citato per la prima volta il dott. Felice Coti, il più giovane dei figli di Saverio ’o Zapparo, di professione medico e per virtù poeta.

Era il papà di Iliana e Marisa Coti.

Zio Felice è la personificazione della passione e della fede per San Paolino e per la festa dei Giglio.

Ciò traspare dai versi delle sue diverse canzoni e poesie delle quali è autore.

Ne è testimonianza la citazione fatta da Antonio Minieri a pag. 42 del testo “Nola – Storia, personaggi e miti nella festa dei Gigli dal 1888” dove si legge che il dottor Felice Coti fu un fervente cultore ed animatore della Festa Nolana: compose molti versi di canzoni.

Nel 1947, compose i versi dell’intramontabile “Passione ’e giuvane” vero inno della gioventù nolana che uscita dall’oscurità del conflitto bellico aspirava ad una migliore vita.

Nel 1950, fu autore di una pubblicazione insieme al dottor Luigi Vecchione “Folklore d’Italia” in omaggio alla Festa di Nola, dove sono riportate alcune sue canzoni e un racconto in versi.

 

 


In occasione della venuta a Nola nel 1932 del Principe di Piemonte è autore della canzone stornellata studentesca, con musica del professore Felice Natalizio, della quale, però, non si conservano né i versi né la musica.

Sempre nell’anno ’32 Felice Coti scrive i versi della canzone “’A Varca, musicata da Gennaro Sallusto”. 


Nel 1935 Felice Coti fu autore dei versi di due canzoni entrambe dedicate al Giglio del Sarto: “’O Sarto” e “’A questua d’o sarto” musicata dal maestro Luigi Vinci detto Dadà.


Nel 1936, Saverio ’o Zapparo insieme ai figli è nuovamente il maestro di festa del Giglio d’’o Ferraro.

Questa volta a scioglimento di un voto fatto a san Paolino; Saverio ringrazia il santo per l’avvenuta miracolosa guarigione da una grave malattia patita dal figlio Felice, il nostro medico-poeta.

Fu costruito uno stupendo obelisco di stile barocco da Felice Vecchione e trasportato in processione dalla paranza barrese agli ordini di Sabatino Esposito, detto Sapatiello.

 

L’autore dei versi della canzone “’O Ferraro” fu Michele Riccardi, la musica di Gennaro Sallusto e il cantante Giuseppe Greco. 

Testimonianza fotografica è la foto dei Gigli in piazza Duomo.

Nell’anno 1946, il poeta Felice scrive i versi di “’Na Grazia” con musica di Vincenzo Napolitano e cantata da Giuseppe Greco e Tanino Tortora. 


Il capolavoro dello zio dott. Felice Coti: "Passione 'e giuvane"

CLICCA SUL TRIANGOLINO ALL'ITERNO DELLA FOTO PER ASCOLTARE LA CANZONE NELLA VERSIONE POPOLARE...

Il testo del capolavoro di zio Felice con una tipica interpretazione da ballata dei Gigli....

CLICCA SUL TRIANGOLINO ALL'INTERNO DELLA FOTO PER ASCOLTARE LA CANZONE INTERPRETATA DALL'ORCHESTRA SINFONICA DELL'ARCOBALENO DIRETTA DAL MAESTRO BIAGIO TERRACCIANO...

Il medesimo testo interpretato nientemeno che da una intera orchestra sinfonica (I musici dell'Arcobaleno diretti dal Mestro Biagio Terracciano). 

Siamo nell’anno 1948, e maestri di festa del Giglio del Calzolaio sono i giovani laureati e studenti nolani, riuniti in un’associazione.

È in questa occasione, che Felice Coti scrive i versi del suo capolavoro poetico.

È la canzone conosciuta dai nolani di ogni generazione 

 

“VINT’ANNE PASSANO”

ma nota a tutti come

“PASSIONE ’E GIUVANE”

con musica di M. Vinci.

 

Come sottolineato in calce ai versi della canzone riportata negli annali consultati, in questi versi traspare la ricchezza poetica del dottor Felice Coti il quale, in sintesi, afferma che con il ritorno della festa, per un vecchio nolano, ritornano anche i suoi vent’anni.

 

Altre espressioni della ricchezza poetica del poeta Coti si ritrova nella canzone “’NA LIRA E’ NU CORE’” (nu cunt ch’è o ver) musicata da L. Vinci.

Nella rivista già citata, “Folklore d’Italia” di Vecchione e Coti, è riportato un racconto in versi del poeta Felice Coti “’E gigli parlano”. 


Lirica pubblicata per la prima volta nella rivista Folklore d'Italia in occasione dell'anno santo 1950. 


In merito alla composizione in versi "'E' Giglie parlano", si rende indespensabile una precisazione: al dott. Felice Coti è stato associato altro coautore, il suo grande amico Maria Patanella.

Per chiarezza e a futura memoria ho ritenuto necessario fare una verifica presso la Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III, alla quale ho chiesto un estratto della rivista Folklore d'Italia numero unico edito da arti grafiche Vecchione pubblicata nel 1950 in occasione dell'anno santo, all'interno della quale fu pubblicata la poesia "'E' Giglie parlano". Ricevuto il file con l'estratto della rivista, risulta come unico e solo autore dell'opera il dott. Felice Coti. La rivista in questione è presente sia presso la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III, in duplice copia, all'interno dei fondi Pontieri (dal gennaio 1971) e Lucchesi-Polli (dall'ottobre 1964), sia presso la Biblioteca della Società napoletana di storia patria a Napoli. Tale verifica è utile per rendere chiarezza, in particolare per i nostri figli, che poco sapevano del nostro coinvolgimento nella festa dei gigli. Le predette precisazioni sono state suffragate successivamente dalla lettura di una poesia intitolata "Nu Suonno" dedicata al dott. Felice Coti, alcuni anni dopo la sua morte, da Mario Patanella e che è riportata oltre nel sito. In tale testo l'autore si rivolge all'amico Felice affinché lo aiuti a convincere la gente di Nola a non limitarsi a parlare ma anche ad impegnarsi concretamente nella realizzazione della festa: a tal proposito si sente rispondere testualmente dall'amico Felice:

"Mario che pozzo fa?...

Aggio parlato tanto, ch'agga parlà!

E n'anno, te ricuorde pure e' giglie

aggio fatto parlà! (Ho fatto parlare pure i Gigli)".

Quindi, se Mario Patanella fosse stato coautore, avrebbe scritto in versi "pure e ''giglie avimm fatto parlà! (Pure i Gigli abbiamo fatto parlare). Dunque una verità storica confermata dallo stesso Patanella nei suoi versi dedicati a Felice Coti. 

Questa, almeno, è la mia logica conclusione e, ribadisco, solo per chiarezza e mai per polemica. 

Le ricerche per ora si fermano all’anno 1950, ma la mia convinzione è che ci siano altre opere in versi, di cui ne fu autore zio Felice, almeno tra il 1950 e il 1953, perché la sua passione per questa festa certamente non poteva non ispirarlo negli ultimi tre anni di vita. 

La ricerca dovrà continuare, meglio se supportata da altri componenti della nostra famiglia per integrare le notizie fin qui raccolte e completare il lavoro fin qui svolto. 

Segue estratto della rivista "Il folklore d'Italia", ricevuto dalla Biblioteca Nazionale di Napoli Vittorio Emanuele III, col testo della poesia " 'E giglie parlano ".

Un ringraziamento particolare va all'associazione culturale "La contea nolana" per averci dato notizie a noi sconosciute riguardanti il nostro poeta dott. Felice Coti. In particolare la dedica a lui rivolta dal suo grande amico dott. Luigi Vecchione che così scriveva nel lontanto 1961: 

"Ogni anno è così. Quando arrivano "i giorni dei Gigli" il nostro pensiero è inconsapevolmente portato al ricordo dolente di un instancabile animatore e appassionato cantore della festa: il dott. Felice Coti. Era nostro amico fraterno e come noi amante pensoso delle cose di questa Nola".

 

 

Ed ancora, l'altro cantore della festa Mario Patanella, commemorava l'amico poeta Felice Coti con i versi della canzone  "Nu suonno".

In occasione della prima pubblicazione delle notizie su questo sito, il mio auspicio era stato quello di arricchirlo con ulteriori notizie attestanti il nostro coinvolgimento nella festa. Questo desiderio si è avverrato grazie alla ferrea memoria di Vincenzo Coti, nipote diretto di Saverio o' Zapparo. abitante tutt'ora a Nola, di professione artigiano fabbro. Egli ha colmato il vuoto di notizie riguardanti la mancanza dei versi della canzone "O' Giglio d'ò Ferraro" del 1920, maestro di festa Saverio o' Zapparo. Vincenzo è memoria storica vivente di tale tradizione nolana di quel tempo, recitando e cantando a memoria i versi di detta canzone, scritta all'epoca da Michele Riccardi, un artigiano-sarto poeta e musicante nato nel 1889, e musicata da Francesco Sales, e che potete ascoltare qui di seguito cliccando sul video in basso. 

Pubblichiamo due foto inedite del busto di S. Paolino: la prima raffigura un busto riconducibile al Giglio del Fabbro del 1920; la seconda un busto riconducibile al Giglio del Fabbro del 1936; entrambi sono custoditi gelosamente da due componenti della nostra famiglia. 

Giglio del Fabbro 1920

Giglio del Fabbro 1936
Giglio del Fabbro 1936

E' davanti a questo busto di San Paolino che Saverio 'o Zappar, preso dallo sconforto, ma con profonda fede nella Provvidenza, a causa della grave malattia patita dal figlio Felice, esclamò la frase che ho ritenuto di incidere su questa targa sottostante a futura memoria. 


"E' Gigli parlano" lirica di Felice Coti declamata dall'attore nolano Ciro Ruoppo. A seguire "Vint'anne passano" di Felice Coti e M. Vinci, meglio nota come "Passione 'e Giuvane" nella sua prima incisione. 


Consegna da parte della Contea Nolana di una targa ricordo postuma al dott. Felice Coti in occasione dell'anniversario dei 70 anni della canzone "Vint'anne passano". Ritira la figlia professoressa Marisa Coti nel corso della presentazione del catalogo della Contea. 

Le ricerche anche per quest'anno non si sono interrotte e, in occasione della prossima festa dei Gigli del 2023, presenteremo un nuovo evento con canzoni e testi del dott. Felice Coti.  

Questa seconda stesura della nostra storia e del nostro coinvolgimento nella Festa dei Gigli è servita per dare un ordine cronologico certo a tutti gli avveimenti che ci hanno visto protagonisti nella festa eterna.  In questi ultimi tempi l'impegno prosegue per porre in essere l'iniziativa di incontrarci nel mese di giugno e far cantare tutte le canzoni inedite del dott. Felice Coti delle quali sono in posseso, per il momento, solo dei versi. Per l'evento l'impegno è di farle musicare attraverso l'aiuto della contea nolana e del suo presidente signor Antonio Napolitano, nonché di far declamare la lirica "I gigli parlano" e qualche altra iniziativa inerente all'opera poetica di zio Felice che, anche nei suoi pochi anni di vita, ha lasciato un segno indelebile del suo amore per la festa dei Gigli con versi dai quali traspare la ricchezza poetica e l'amore che nutriva per Nola e per San Paolino. Che zio Felice abbia lasciato una traccia indelebile lo abbiamo già visto con la dedica a lui fatta dal suo caro amico dott. Luigi Vecchione nonché con la poesia a lui dedicata dal caro amico e poeta Mario Patanella la cui lettura fa sorgere sempre una grande emozione. Appena il tutto sarà pronto cercheremo, tutti insieme, di realizzare questo progetto incontrandoci in un unico luogo tutti i Coti amici e parenti trascorrendo un pomeriggio di serenità, partecipazione e memoria.

Tutto il materiale illustrato è stato ora inserito in un angolo dedicato alla nostra famiglia nel museo della Contea Nolana. Sarebbe bello per tutti i Coti recarsi a visitarlo appena possibile. 

Un abbraccio a tutti a presto rivederci.  


L'ANGOLO DEI COTI AL MUSEO PERMANENTE DELLA FESTA DEI GIGLI


La televisione locale Video Nola, nel raccontare la storia della festa dei Gigli dal 1944 in poi, ha dedicato nella prima trasmissione uno spazio relativo al coinvolgimento della famiglia Coti nella Festa Eterna. 

Il tutto è nato grazie a una idea del noto giornalista nolano dott. Antonio D'Ascoli al quale va il nostro sentito e affettuoso ringraziamento per averci fatto rivivere con grande emozione il nostro passato